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Fantascienza

Recensioni di libri di genere fantascientifico a cura de “Il Consigliere Letterario”.

L’istante, raggelato, in cui si vede davvero

Recensione di “Pasto nudo” di William S. Burroughs

recensione William S. Burroughs, Pasto nudo, Adelphi
William S. Burroughs, Pasto nudo, Adelphi
 

L’apocalittica profezia di una rovina che sta compiendosi nel momento stesso in cui la si immagina, il disegno di un eterno presente, allo stesso tempo fantastico e scandalosamente autentico, che ha i contorni d’incubo della più brutale delle dittature (“Ogni cittadino di Annexia doveva presentare domanda formale per ottenere e successivamente portare sempre appresso una cartella piena di documenti.

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Il futuro, ineliminabile cancro del presente

Recensione di “Giganti” di Alfred Döblin

Alfred Döblin, Giganti, Mondadori
Alfred Döblin, Giganti, Mondadori

Fa pensare alle sentenze di Cassandra, profetessa condannata da Apollo a dire sempre la verità e a non esser mai creduta, l’apocalisse prossima ventura descritta da Alfred Döblin, fondatore e animatore instancabile del movimento espressionista tedesco, in Giganti, uno dei suoi lavori più ambiziosi e complessi, pubblicato una prima volta nel 1924 e poi, ampiamente rimaneggiato, nel 1932.


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Il drive-in alla fine del mondo

Joe R. Lansdale, Drive-in. La trilogia, Einaudi
Joe R. Lansdale, Drive-in La trilogia, Einaudi

L’Orbit è un drive-in, il più grande del Texas, probabilmente il più grande mai esistito. Ed è un’attrazione irresistibile, specie il venerdì sera, quando sui suoi sei maxischermi si proiettano senza sosta i film della Grande Nottata Horror. Un appuntamento che attrae folle oceaniche, file interminabili di auto, legioni di appassionati di ogni età pronti a godersi ore e ore di libertà assoluta tra pellicole che rigurgitano violenze di ogni sorta.

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Lo specchio fantastico della realtà

Recensione de “L’invenzione di Morel” di Adolfo Bioy Casares

Adolfo Bioy Casares, L’invenzione di Morel, Bompiani

Un’isola deserta che conserva remote tracce del passaggio dell’uomo (un museo, una cappella e una piscina), un fuggiasco in cerca di speranza, o forse solo di sopravvivenza, e l’inspiegabile comparsa di un gruppo di persone, estranei chiusi in una routine di soffocante perfezione che inizialmente suscitano il terrore del naufrago, poi una sempre più accesa curiosità e infine il desiderio irresistibile di venir scoperto, visto, di far parte di quelle vite allo stesso tempo così vicine e così irraggiungibili.


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È un corpo nudo e deforme lo spirito dell’uomo

Recensione di “Cecità” di José Saramago

José Saramago, Cecità, Einaudi
José Saramago, Cecità, Einaudi

Una prosa di cristallina bellezza, capace di offrire al linguaggio nuovi orizzonti espressivi; un respiro narrativo potente, a tratti rabbioso, intriso di violenza ma anche di commossa pietà e tradotto in lucida metafora politica, nella dolorosa presa di coscienza dell’abisso morale in cui è sprofondato l’uomo, e ancora nell’appassionata rivendicazione di un’anima ferita, umiliata, schiacciata ma non vinta.Leggi tutto »È un corpo nudo e deforme lo spirito dell’uomo

Dall’animale all’uomo e ritorno

Recensione di “Cuore di cane” di Michail Bulgakov

Michail Bulgakov, Cuore di cane, Mondadori
Michail Bulgakov, Cuore di cane, Mondadori

E se il ritratto più somigliante di un uomo fosse quello di un animale? È quel che ci si chiede, tra riso, sorpresa e sgomento leggendo il bellissimo Cuore di cane di Michail Afanes’evic Bugakov, uno dei più grandi scrittori russi del Novecento. Critico intransigente dell’organizzazione politico-sociale sovietica (e malgrado ciò, almeno nei primissimi anni della carriera, benvoluto da Stalin), Bulgakov affida le proprie prese di posizione di maggior peso alla satira.

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I libri condannati a morte

Recensione di “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury

recensione Ray Bradbury, Fahrenheit 451
Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Oscar Mondadori

L’utopia negativa disegnata da Ray Bradbury nel suo famosissimo romanzo Fahrenheit 451 è una delle più inquietanti dell’intera storia della letteratura. La paura che insinua è principalmente di natura psicologica, allo stesso tempo indistinta e acuta, come l’ansia provocata dal buio; i suoi personaggi (tanto le figure positive quanto quelle negative) si muovono in uno scenario d’incubo nel quale ogni possibilità d’autonomia – di pensiero, di sentimento, d’azione – è cancellata alla radice, e dove l’uomo è stato spogliato di tutto ciò che lo rende tale e trasformato nel vuoto simulacro di se stesso.


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Oltre i confini dell’irrazionale

Recensione di “La stella di Ratner” di Don DeLillo

recensione Don DeLillo, La stella di Ratner, Einaudi
Don DeLillo, La stella di Ratner, Einaudi
 

Contro il giorno di Thomas Pynchon, un vorticoso giro di giostra scientifico-matematico attorno a cui ruota un intero universo di irresistibili follie, ha un modello letterario. Si tratta di La stella di Ratner, romanzo che Don DeLillo – il solo scrittore, pare, che Pynchon si degni di frequentare – ha pubblicato nel 1976. Ne La stella di Ratner si racconta l’esperienza vissuta dal più giovane premio Nobel del mondo, il quattordicenne Billy Twillig, geniale mente matematica. Billy deve decifrare un messaggio di probabile origine aliena, un segnale proveniente dalla stella di Ratner che nessun scienziato è ancora riuscito a decodificare. Così, viene prelevato da casa e condotto in un centro di ricerca segretissimo, dove lavorano le migliori menti del pianeta.


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Orwell, o della tortura

Recensione di “1984” di George Orwell

recensione 1984, George Orwell, Oscar Mondadori
1984, George Orwell, Oscar Mondadori

1984, assieme a La fattoria degli animali (la recensione, se vi interessa, la trovate qui) è probabilmente il romanzo più noto di George Orwell. Queste righe, perciò, non sono in senso stretto un consiglio di lettura (perché la gran parte di voi ha di certo già letto l’opera), piuttosto un invito a riprendere in mano il libro.

T.P. il benefico contagio della follia

Recensione di “L’arcobaleno della gravità” di Thomas Pynchon

recensione Thomas Pynchon, L'arcobaleno della gravità, BUR
Thomas Pynchon, L’arcobaleno della gravità, BUR
 

Sull’uomo Thomas Pynchon non c’è molto da dire. Non concede interviste, evita qualsiasi genere di esposizione mediatica, non frequenta i colleghi scrittori (a eccezione, pare, di Don DeLillo). Insomma, è un oggetto misterioso, e come spesso accade in questi casi, alla scarsità di notizie fa da contraltare un eccesso di congetture e speculazioni. Sul suo conto ne sono sorte di ogni genere; tra le più divertenti, quella secondo la quale Pynchon non esiste, è il nome d’arte dietro il quale di cela J.D. Salinger. Un sincero plauso all’originalità, peccato però che la fantasiosa ipotesi sia caduta (e scaduta) nel 2010, alla morte del celebrato autore de Il giovane Holden.


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