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L’arte è una buffa faccenda


Recensione di “Nati sotto Saturno” di Rudolf e Margot Wittkower

recensione - rudolf e margot wittkower, - nati sotto saturno
Rudolf e Margot Wittkower, Nati sotto Saturno, Einaudi

Se una citazione può servire da perfetta chiave interpretaviva di un saggio, allora

lo splendido lavoro di Rudolf e Margot Wittkower Nati sotto Saturno (Einaudi, traduzione di Franco Salvatorelli) dedicato alla figura dell’artista, o meglio al luogo comune che vuole queste persone, in molti casi dotate di eccezionale talento, accomunate da particolarissime eccentricità di carattere tali da renderli, rispetto a tutti gli altri, al loro tempo (e forse anche ad ogni tempo), assolutamente originali e dunque, in ultima analisi, “unici”, si può trovare se non spiegato, certamente riassunto nel suo senso e negli obiettivi che si pone nella seguente riflessione di Samuel Johnson che non a caso apre la prefazione: “Se contro un personaggio non si potesse dir nulla, tranne quello che si riesce a provare, la storia non si scriverebbe“. Poiché è pur vero che nelle dense, ricchissime pagine di questo volume è la storia, la storia documentata, riscontrabile, a dominare – “Questo libro”, scrivono gli autori nella summenzionata prefazione, “si propone d’affrontare il problema dell’alienazione dell’artista da un angolo visuale che finora è stato alquanto trascurato. Abbiamo cercato di rintracciare cause ed effetti di tale alienazione, e di seguire le opinioni circa il carattere e il comportamento degli artisti fino agli inizi dell’età romantica. Ci siamo chiesti quali siano le radici della credenza, dotta e popolare, che proprio gli artisti, fra tutte le categorie professionali, costituiscano una razza a parte dal resto dell’umanità. In altri termini, il nostro scopo è stato di ricercare quando, dove e perché si sia venuta formando nella coscienza comune questa immagine del ‘tipico’ artista, e quali ne siano stati i tratti distintivi e le varie fortune. La risposta a questi interrogativi l’abbiamo cercata nel mare magnum delle fonti storico-artistiche: biografie, lettere e documenti. La nostra indagine si è quindi strettamente concentrata sui documenti storici. Perché a noi interessa quel che si è pensato sugli artisti in diversi periodi, abbiamo cercato per quanto possibile di astenerci dall’interpretare il passato in base alle teorie dei nostri giorni. Vorremmo sottolineare che le nostre conclusioni sono ricavate dai documenti, e non da idee preconcette; anche se sappiamo bene che la scelta operata nell’infinita congerie dei profili biografici e delle notizie biografiche circa le debolezze, le peculiarità e le stravaganze degli artisti ha necessariamente carattere discriminatorio. Nessuno può evitare d’essere influenzato da determinati criteri nel giudicare una cosa importante o trascurabile, rivelatrice o priva d’interesse; e noi siamo pronti a sottoscrivere il verdetto di Kenneth Clark, che ‘nella storia dell’arte, come nella storia in genere, si accetta o si rifiuta la testimonianza dei documenti a seconda, né più né meno, di quel che conviene‘” – ma è ben chiaro quanto questa storia, come del resto qualunque altra, non sia né possa essere un oggetto neutro dal quale ricavare verità intoccabili, per la semplice ragione che neutro non è lo sguardo di chi alla storia si accosta.

D’altro canto, è esattamente l’onestà intellettuale degli autori a garantire in merito all’assoluta qualità del lavoro; ogni fonte accettata, ogni ricostruzione d’ambiente, ogni personalità descritta si fondano su una autenticità che proprio perché non presentata come qualcosa di acquisito una volta per tutte e di insindacabile sa coinvolgere e incuriosire al pari di un anedotto, o magari di una storia edificante o denigratoria propalata a bella posta per innalzare o squalificare un artista agli occhi dei suoi contemporanei, e nello stesso tempo è in grado di offrire un bagaglio di informazioni non certo trascurabile. Dalla civiltà greca al XVIII secolo (con un’attenzione particolare all’età aurea del Rinascimento italiano) Nati sotto Saturno racconta con linguaggio semplice ed elegante, mai gravato dal dovere dell’esattezza, della precisione, della puntualità dell’analisi tecnica (che pure ricorrono con ammirevole regolarità) un mondo che occhi estranei hanno sempre guardato con una sorta di reverenziale diffidenza, a tratti anche con invidia, e in qualche caso con una sorta di saggia condiscendenza non scevra da compassione (o d’aperto rimprovero); sempre tuttavia considerando pittori, scultori, architetti e decoratori e tanti altri ancora come creature nel bene o nel male speciali, diverse, dissimili. Con quanta ragione, Rudolf e Margot Wittkower provano a spiegarlo nelle oltre 300 pagine di questo libro; che si legge d’un fiato e si vorrebbe non finisse mai.

Eccovi l’incipit.

Per due volte, nella storia del mondo occidentale, assistiamo al fenomeno dell’elevazione dei cultori delle arti visive dal rango di semplici artigiani al livello di artisti ispirati: nella Grecia del IV secolo e nell’Italia del Quattrocento.

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