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Formalismo, legalismo, nazismo


Recensione di “Bonhoeffer. La vita del teologo che sfidò Hitler” di Eric Metaxas

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Eric Mataxas, Bonhoeffer. La vita del teologo che sfidò Hitler, Fazi

“Sono lieto che il mio amico Eric Metaxas abbia scritto questo libro su Dietrich

Bonhoeffer. Il pubblico dovrebbe saperne molto di più sul suo pensiero e sulla sua vita. Quando sono diventato cristiano, al college, uno dei primi libri che ho letto è stato Sequela di Bonhoeffer, seguito, non molto tempo dopo, da Vita comune […]. Non è possibile comprendere Sequela di Bonhoeffer se non si tiene presente la scioccante capitolazione della Chiesa tedesca di fronte a Hitler negli anni Trenta. Come ha mai potuto la ‘Chiesa di Lutero’, il grande maestro del Vangelo, giungere a tal punto? La risposta è che il vero Vangelo, quello che Bonhoeffer definì una ‘grazia a caro prezzo’, era stato dimenticato. Da una parte, la Chiesa era ormai caratterizzata dal formalismo. Il che significava andare in chiesa per sentirsi dire che Dio ama e perdona proprio tutti, e che in realtà non importa granché come viviamo. A questo proposito Bohoeffer parlava di ‘grazia a buon mercato’. Dall’altra parte c’era il legalismo, overo l’idea di una salvezza da ottenere tramite il rispetto della legge e le opere buone. Secondo il legalismo, Dio ti ama perché vivi in armonia con te stesso e stai cercando di condurre una vita buona e disciplinata. Entrambe queste correnti di pensiero resero possibile l’ascesa al potere di Hitler. Forse i formalisti tedeschi videro cose che li disturbavano, ma non individuarono alcuna necessità di sacrificare la propria incolumità per impedirle. La reazione dei legalisti fu quella di nutrire atteggiamenti farisaici verso altre nazioni e razze che approvavano la politica di Hitler. Ma, nel complesso, la Germania perse quel brillante equilibrio evangelicoche Lutero aveva illustrato con tanta insistenza – ‘Possiamo essere salvati tramite la sola fede, ma non tramite una fede che è sola’. E cioè, siamo salvati non da qualcosa che facciamo, ma dalla grazia. Ma se abbiamo veramente capito il Vangelo e crediamo in esso, questo cambierà quel che facciamo e il modo in cui viviamo. Al tempo dell’ascesa di Hitler buona parte della Chiesa tedesca intendeva la grazia solo come un’astratta accettazione: ‘Dio perdona, questo è il suo compito’. Ma noi sappiamo che la vera grazia deriva da un sacrificio costoso. E se Dio è stato pronto a salire sulla croce e a sopportare tutto quel dolore, pagando un prezzo tanto alto per salvarci, allora noi dobbiamo vivere nel sacrificio di servire gli altri. Chiunque comprenda davvero come la grazia di Dio giunge a noi ne avrà la vita trasformata. Il Vangelo è questo: non è la salvezza tramite la legge o una grazia a buon mercato, ma attraverso una grazia a caro prezzo. La grazia a caro prezzo ci cambia dal di dentro. Né la legge né la grazia a buon mercato possono farlo“. In questa illuminante premessa di Timothy J. Keller è riassunto e spiegato il senso del denso, trascinante, bellissimo lavoro di Eric Metaxas, Bonhoeffer. La vita del teologo che sfidò Hitler (in Italia edito da Fazi, nella collana Campo dei Fiori, traduzione di Pietro Meneghelli), non una semplice biografia del grande pensatore cristiano, bensì la restituzione del suo intero percorso di fede nel quale sono confluiti, trovando ragione e giustificazione, la sua esistenza, le prese di posizione politiche, l’elaborazione di una dottrina aliena da qualsiasi compromesso e pienamente vissuta nella concretezza dell’insegnamento di Gesù Cristo. Giustiziato a soli 39 anni di età (per espresso volere di Hitler) il 9 aprile del 1945 nel campo di concentramento di Flossemburg, il Dietrich Bonhoeffer che lo scrittore americano restituisce al lettore è il testimone di una “vita etica” che, pur radicata in tutto ciò che è eminentemente umano (gli affetti, a partire da quelli della famiglia, per lui insostituibili, la sacralità dell’amicizia, un atteggiamento di piena fiducia nei confronti della vita, giudicata un dono e come tale goduta, le gioie dell’innamoramento) giunge quasi naturalmente a trascendere e superare i limiti propri dell’uomo (la paura del dolore, la promozione dell’interesse personale, una spiccata tendenza all’autoassoluzione, al rifiuto di ogni corresponsabilità e dunque, in ultima istanza, un quasi automatico rigetto di qualsiasi scomoda responsabilità personale) in virtù di un più grande orizzonte verso il quale puntare: un esistere che sia, in tutto e per tutto, quel che è stato l’esistere del Dio divenuto uomo tra coloro che grazie al suo sacrificio hanno potuto dirsi suoi simili.

Uomo di Dio (e in conseguenza di ciò uomo al servizio del prossimo) prima che uomo di chiesa, Bonhoeffer, e con lui i suoi cari e tutti coloro che tra le file dell’esercito e non solo si opposero alla barbarie nazionalsocialista e alla rovina verso cui la Germania veniva inesorabilmente condotta, combatté fin da subito a viso aperto quella che a ragione considerava la peggior degenerazione possibile di ogni politica, l’ideologia ferocemente razzista, violenta, bugiarda e ingannatrice dei falsi liberatori della nazione uscita sconfitta e umiliata dal primo conflitto mondiale; denunciò la deriva di una chiesa (la Chiesa del Reich, cui egli contrappose la voce della Chiesa Confessante) supina alle violenze e alle coercizioni di una cricca di criminali senza scrupoli, oppure peggio condiscendente per interesse agli odiosi diktat nazisti e non ebbe timore di lottare in solitudine allorquando si rese conto che la radicalità evangelica della propria posizione (si è cristiani vivendo il Vangelo nella sua pienezza, costi quel che costi, oppure non lo si è) lo privava quasi di qualsiasi appoggio. Nelle oltre 600 pagine del suo splendido libro, Metaxas racconta Bonhoeffer scandagliando le sue posizioni teologiche, mettendole a confronto tanto con quelle dei suoi avversari quanto con quelle di coloro che pur tra non poche cautele gli erano più vicini; riporta i numerosi scambi epistolari avuti con eminenti personalità della Chiesa (da Karl Barth al vescovo inglese George Bell), segue passo dopo passo l’evolversi della sua riflessione, che lo condurrà, sempre in forza della sua fedeltà assoluta alla lettera del Vangelo e al compito cui Dio stesso l’aveva destinato, a prendere parte ai numerosi complotti orditi per assassinare Adolf Hitler, non ultimo il più noto, quello materialmente compiuto dal conte von Stauffermberg (e fallito) il 20 luglio 1944.

L’opera che Eric Metaxas ci consegna è un saggio di enorme valore, accurato, splendidamente scritto, ricchiessimo di informazioni; un saggio che si legge d’un fiato e che ha il grande merito di richiamare l’attenzione su una delle più significative figure del Novecento, la cui vita, dal primo all’ultimo istante, ha coinciso con il suo pensiero, espressione della sua fede.

Eccovi, invice dell’incipit, la conclusione della premessa di Keller, che chiarisce come meglio non si potrebbe la straordinaria attualità del libro di Metaxas.

Ma un fraintendimento del genere non potrebbe certo capitare oggi, non è così? E invece sì, potrebbe capitare. C’è ancora una gran quantità di legalismo, e di moralismo, nelle nostre chiese. Per reazione, molti cristiani preferiscono parlare solo dell’amore e dell’accettazione di Dio. A loro non piace parlare di come Gesù morì sulla croce per placare la collera e la giustizia divina […]. Ma se non stanno attenti, corrono il rischio di cadere nell’illusione di una “grazie a buon mercato” – un amore a poco prezzo da parte di un Dio non sacro, che si limita ad amarci e accettarci così come siamo. Questo non cambierà mai la vita a nessuno. Sembra dunque che ci sia ancora bisogno di ascoltare Bonhoeffer e gli altri che, nel discutere la natura del Vangelo, hanno scelto la profondità.

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