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Romanzi

Recensioni di libri di genere romanzo a cura de “Il Consigliere Letterario”.

Piccole cose a precipizio sulla storia

Recensione di “Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet I” di Elizabeth Jane Howard

Elizabeth Jane Howard, Gli anni della leggerezza, Fazi Editore
Elizabeth Jane Howard, Gli anni della leggerezza, Fazi Editore

1937. Il controllato piacere di vivere, la sobria felicità della ricca borghesia inglese hanno il ritmo quieto e regolare dei riti immutabili della quotidianità familiare e del rispetto rigoroso delle convenzioni sociali; il microcosmo individuale, con il suo circolo chiuso di affetti, ruota all’unisono con il formicolare della vita di società; gli impegni e i doveri della professione si stemperano nella generosa concessione di svaghi e ozi, tra eleganti pranzi al club e deliziose serate a teatro, mentre agli incontri d’affari riservati ai soli uomini fanno da contraltare le fitte chiacchiere tra donne scambiate all’ora del the.


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Tra la realtà e la profezia

Recensione de “Il Castello” di Franz Kafka

Franz Kafka, Il Castello, Newton Compton Editore
Franz Kafka, Il Castello, Newton Compton Editore

Che sia l’identità la nostra più grande fragilità? Che sia proprio quell’assoluto bisogno di essere riconosciuti (e dunque in qualche misura accettati) per quel che si è, quell’urgenza che pretende venga colto (e accolto) tutto quanto contribuisce, per quanto impercettibilmente, a distinguerci da ogni altro, l’origine della nostra debolezza? Che sia quel che ci fa unici a condannarci?Leggi tutto »Tra la realtà e la profezia

Verso il baratro dello scacco matto

Recensione di “Aspettando i barbari” di John Maxwell Coetzee

John Maxwell Coetzee, Aspettando i barbari, Einaudi
John Maxwell Coetzee, Aspettando i barbari, Einaudi

Un’anonima cittadina fortificata agli estremi confini di un non ben definito Impero. Poco lontano, un lago le cui acque stanno diventando sempre più salate; tutto intorno la sterminata uniformità del deserto e al di là di quella distesa gli indistinti contorni delle montagne.

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La virtù delle mappe

Recensione de “La zattera di pietra” di José Saramago

José Saramago, La zattera di pietra, Einaudi
José Saramago, La zattera di pietra, Einaudi

“La prima crepa comparve su un gran lastrone naturale, levigato come la tavola dei venti, in qualche punto di questi Monti Alberes che, all’estremità orientale della cordigliera, scendono regolari verso il mare […]. La seconda crepa, ma per il mondo la prima, si ebbe a molti chilometri di distanza, sul versante del golfo di Biscaglia, non lontano da un luogo dolorosamente celebre nella storia di Carlo Magno e dei suoi Dodici Pari, un posto chiamato Roncisvalle […]. Leggi tutto »La virtù delle mappe

La grammatica del mondo

Recensione di “La ripetizione” di Peter Handke

Peter Handke, La ripetizione, Garzanti
Peter Handke, La ripetizione, Garzanti

Scoperta di sé e dissoluzione. Ricerca e ritrovamento. Palingenesi. Alba di tutte le cose. Il lento sgretolarsi di tutto ciò che crediamo di conoscere e il parallelo ricomporsi del vivo e dell’inanimato; il persistere, nel ricordo, delle persone, e il formarsi, come di concrezioni di roccia, del cielo e della terra, d’alberi, laghi, fiumi e montagne, di foreste e campi coltivati.


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L’impossibile riforma di uomini, cose, istituzioni e costumi

Recensione di “Il Codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi

Aldo Palazzeschi, Il codice di Perelà, Mondadori
Aldo Palazzeschi, Il codice di Perelà, Mondadori

La leggerezza di uomo fatto interamente di fumo riflette il miracolo creativo dell’immaginazione, simboleggia la libertà pura del pensiero, richiama quella felice anarchia dell’intelletto che, come un folletto dispettoso, apre le porte della realtà al colorato disordine del fantastico; l’esistere al limite dell’inconsistenza di un uomo composto soltanto di fumo è la dolce eco di una fantasia inesauribile e travolgente, assetata d’inaspettato e capace di dar vita ai mondi in cui desidera abitare, di popolare terre sconosciute, di ridisegnare il vero.


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Ikuogiona e la voce di Dio

Recensione di “Il salto mortale” di Oe Kenzaburo

Oe Kenzaburo, Il salto mortale, Garzanti
Oe Kenzaburo, Il salto mortale, Garzanti

Tokyo, 20 marzo 1995. Alcuni membri della setta religiosa Aum Shinrikyo, fondata otto anni prima da Shoko Asahara, disperdono nei sotterranei della rete metropolitana cittadina un gas nervino letale, il sarin. Il loro gesto ha tragiche conseguenze: dodici persone innocenti muoiono e altre seimila rimangono intossicate.

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L’uomo senza umanità

Recensione de “Lo straniero” di Albert Camus

Albert Camus, Lo straniero, Bompiani
Albert Camus, Lo straniero, Bompiani

Può ancora dirsi persona chi non ha sentimenti? Possiede un’anima, uno spirito, una vita interiore chi è incapace d’emozione? E l’esistere meccanico, freddo, impersonale, istintivo, primordiale dell’animale-uomo, la volontà cieca di sopravvivenza della carne e del sangue, in un parola quel che resta quando all’automatismo del respiro non si accompagna la coscienza di esso, cosa significa davvero?Leggi tutto »L’uomo senza umanità

Il giorno di Leopold

Recensione di “Ulisse” di James Joyce

James Joyce, Ulisse, Mondadori
James Joyce, Ulisse, Mondadori

Il particolare e l’universale, il linguaggio e lo stile, il significato e il simbolo. E il tempo, che è insieme il semplice trascorrere delle ore e la sincronia di eventi diversi, e i richiami all’attualità e alla storia, e il loro mescolarsi alle ossessioni personali, ai traumi, ai pensieri e ai sogni, alle convinzioni, alla letteratura e alla poesia, alle invettive e ai rimorsi, e il loro annegare nel furore delle fedi contrapposte, nel cristiano e nell’ebreo, in quel Dio fatto uomo che non è tutti gli uomini.


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Il tempo perfetto del dolore e della vita

Recensione di “Bambini nel tempo” di Ian McEwan

Ian McEwan, Bambini nel tempo, Einaudi
Ian McEwan, Bambini nel tempo, Einaudi

Come assenza, mancanza, sottrazione (di punti di riferimento, approdi, soluzioni, vie di fuga), privazione, così si manifesta il dolore. Rendendosi percepibile ma non intelligibile, ferendo, annientando senza mai lasciarsi afferrare, senza mai farsi cogliere, farsi comprendere. Nel vuoto di senso il dolore nasce e cresce, e si radica in una distorsione di significato talmente potente da cancellare nell’uomo la certezza di occupare un preciso posto nel mondo, di avere un compito da assolvere, un fine cui tendere.Leggi tutto »Il tempo perfetto del dolore e della vita