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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

Cerca l’autore, il genere o il tema di tuo interesse, sono disponibili centinaia di recensioni.

Au bout de l’homme

Recensione di “Viaggio al termine della notte” di Louis-Ferdinand Céline

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, Corbaccio

È un viaggio nel cuore dell’uomo, di ogni uomo, e nelle tragedie del suo tempo (la catastrofe immane della Grande Guerra, l’America post bellica, già sedotta e consumata dal cancro della massificazione produttiva e consumistica, i soprusi e gli orrori delle politiche coloniali e l’abiezione dei loro alfieri e fantocci, il degrado e la miseria morale dell’egoismo dei poveri, degli ultimi, che ciechi e sordi alla pietà guardano alla finzione del buon nome, al miraggio della rispettabilità sociale come al più prezioso dei tesori, sacrificando a questa chimera finanche la loro ultima scintilla di umanità) quello che Louis-Ferdinand Céline compie nel suo lavoro letterario più noto, quel Viaggio al termine della notte che lo impose all’attenzione del pubblico e della critica come lo scrittore più talentuoso e dirompente del Novecento. Leggi tutto »Au bout de l’homme

Un uomo in fuga da se stesso

Recensione di “Stiller” di Max Frisch

Max Frisch, Stiller, Mondadori

La citazione con cui si apre Stiller, uno dei migliori romanzi di Max Frisch, ne è anche la principale chiave di lettura. Si tratta di un brevissimo brano tratto da Aut-Aut, saggio scritto dal filosofo e teologo danese Sören Kierkegaard, che parla della scelta di se stesso da parte dell’uomo. Scrive Kierkegaard: “Ecco perché l’uomo fa tanta fatica a scegliere se stesso, perché in questa scelta l’assoluto isolamento è identico alla più profonda continuità, perché con essa si esclude assolutamente ogni possibilità di diventare qualcosa di diverso, anzi di trasformarsi in qualcosa di diverso”.


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Una purezza quasi metafisica

Recensione di “L’accademia dei detective” di Alexander McCall Smith

Alexander McCall Smith, L’accademia dei detective, Tea

Apparentemente, non esiste problema a Gaborone, capitale del Botswana, che non possa essere affrontato e risolto con dell’ottimo the rosso da sorseggiare più e più volte nel corso di una giornata, pacati confronti in famiglia e al lavoro, costanti richiami all’importanza delle virtù dell’onestà e della trasparenza, cui è necessario restare sempre fedeli, e un pizzico di fortuna.


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Sindrome apallica

Recensione di “Figli dell’estate” di Monika Held

Monika Held, Figli dell’estate, Neri Pozza

Un prolungato stato di coma, o meglio una sua particolare evoluzione caratterizzata da assenza di movimento e mancata reazione agli stimoli sensoriali e percettivi; una sorta di sonno in qualche modo vigile, nel quale gli occhi aperti si affacciano su un mondo misterioso, che sembra non avere contatti con quello che si sperimenta tutti i giorni e che pure non è da esso del tutto avulso.


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Una terra che ha radici nel cielo

Recensione di “Una casa per Mr. Biswas” di V. S. Naipaul

Vidiadhar Surajprasad Naipaul, Una casa per Mr. Biswas, Adelphi

L’amaro frutto di un raggiro, la beffa, l’ultima, la più cocente, di una stagione lunga quanto un’intera vita e costellata di rovesci, di ingenuità pagate a carissimo prezzo, di pietà negate e sterili furori, di mute gelosie ed esibiti disprezzi, di patetiche lotte intestine e amori immaturi, di irraggiungibili felicità e quotidiane umiliazioni.


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Tekel Upharsin

Recensione di “Labirinto di morte” di Philip K. Dick

Philip K. Dick, Labirinto di morte, Fanucci

“La teologia di questo romanzo non è l’equivalente di alcuna religione conosciuta. Essa nasce dallo sforzo […] di sviluppare un sistema di pensiero religioso, astratto e logico, basato sull’arbitrario postulato che Dio esista […]. La visuale di questo romanzo è altamente soggettiva; con ciò voglio dire che in ogni momento la realtà è vista non direttamente ma indirettamente, cioè per il tramite della mente di uno dei personaggi […]. «Tekel Upharsin», in aramaico, significa «Egli ha pesato, ora essi dividono».

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La più sincera dichiarazione d’amore

Recensione di “Dona Flor e i suoi due mariti” di Jorge Amado

Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due mariti, Garzanti

La passione assoluta, accecante, che ti lega in modo indissolubile a una persona e, proprio in conseguenza di ciò, ti dona la libertà più inebriante, quella del palpitare frenetico del cuore, delle pazzie compiute tra scrosci di riso e brividi di desiderio, della frenesia di una fanciullesca gioia, che della vita assapora soltanto la maestà benevola dell’estate, il miracolo dello splendore naturale, la benedizione gloriosa del giorno e il quieto abbraccio delle notti stellate.


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La puntualità effimera del vero

Recensione di “L’altra Grace” di Margaret Atwood

Margaret Atwood, L'altra Grace
Margaret Atwood, L’altra Grace

23 luglio 1843, un atroce fatto di sangue sconvolge il Canada. Thomas Kinnear, un ricco possidente di origini scozzesi e la sua governante (e amante, all’epoca incinta), Nancy Montgomery, vengono brutalmente assassinati; l’autore, o gli autori di questo duplice assassinio sono lo stalliere James McDermott, irlandese ombroso e collerico e la giovanissima (appena sedicenne) cameriera Grace Marks, anch’essa irlandese, giunta in Canada assieme alla sua famiglia dopo un tragico viaggio in nave nel corso del quale ha perduto l’amata madre ritrovandosi sola con un padre violento e alcolizzato e diversi fratelli e sorelle cui badare.


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Cronaca, romanzo, atto d’amore

Recensione di “Il Messico insorge” di John Reed

John Reed, Il Messico insorge, Einaudi

“Francisco I. Madero rovesciò la dittatura del generale Porfirio Díaz senza troppa fatica, dopo una tempestosa campagna elettorale e un breve movimento armato, tra il novembre 1910 e il maggio 1911 […]. Madero, figlio di ricchi proprietari terrieri, era un uomo buono e generoso, ma gli mancava la capacità di cogliere gli immensi problemi politici e sociali creati dalla lunga dittatura di Díaz. Giunto alla presidenza grazie a un voto popolare plebiscitario entusiasta, la sua prima mossa fu di abbandonare quelle stesse masse che gli avevano dato il potere […].


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La verità, per come la si intende

Recensione di “La statua di sale” di Gore Vidal

Gore Vidal, La statua di sale, Fazi

“Si è detto molto – il santo stesso ne ha parlato – di come Agostino abbia rubato e mangiato delle pere da un frutteto milanese. Si presume che non si arrischiò più a trafficare (né tantomeno a mangiare) merce rubata e, una volta che si lasciò alle spalle questo crimine giovanile […] filò dritto verso la santità. Il fatto è che tutti noi abbiamo rubato delle pere; il mistero è perché così pochi di noi abbiano meritato aureole. Leggi tutto »La verità, per come la si intende