Recensione di “La trilogia di Fabio Montale” di Jean-Claude Izzo
Il tallone d’Achille dello sbirro Fabio Montale (un po’ personaggio inventato e un po’ alter ego del suo creatore, Jean-Claude Izzo) è anche il suo maggior punto di forza: una straripante umanità.
Recensione di “Berlin Alexanderplatz” di Alfred Döblin
Quella di Franz Biberkopf è un’esistenza ai margini. Una vita sordida, di miseria materiale e morale, che prima brucia sulla pelle come una ferita e poi, proprio quando sembra guarire e rimarginarsi, si fa memoria prendendo l’odiosa forma di cicatrice. La cicatrice che Biberkopf si porta addosso è il suo destino, la sua condanna; egli è un uomo perduto, qualsiasi cosa cerchi di fare per evitarlo.
Recensione di “La polvere nera di Maestro hu” di Tran-Nhut
Uno scenario esotico, lontano e sconosciuto presentato con elegante semplicità e con un’immediatezza talmente felice da sfiorare la familiarità; un intreccio robusto, pieno di sorprese e vicoli ciechi, che non patisce mai cali di tensione; e infine un terzetto di caratteri davvero indovinati, costruiti con grande intelligenza letteraria (e un pizzico di furbizia).
Recensione di “Non è un paese per vecchi” di Cormac McCarthy
Cormac McCarthy è uno degli autori più importanti dell’intera storia della letteratura. Come la terra di cui racconta – quella selvaggia, primitiva, arida e ostinata che si stende fra Texas e Messico in vallate che paiono infinite e allo sguardo offre l’abbacinante nudità del deserto e l’ergersi orgoglioso e solitario di contrafforti e picchi rocciosi – la sua scrittura vive nella circolarità perfetta e infinita del tempo che scandisce l’alternarsi delle stagioni. È il battito del cuore della natura, la sua armonia, la sua bellezza; è il miracolo dell’indicibile che si muta in parola.
Recensione di “L’uomo che fu giovedì” di Gilbert K. Chesterton
Non è la semplice originalità il tratto caratterizzante la scrittura di Chesterton. Né bastano a spiegare la malia unica esercitata dalle sue opere il gusto per l’iperbole, l’ironia raffinata e spiazzante, l’amore incondizionato per tutto ciò che è grottesco, per quegli aspetti del reale che confinano con l’assurdo. Chesterton adora sovvertire ogni ordine costituito, a partire dai rigidi schemi che definiscono i generi letterari. Così, abilissimo a sparigliare le carte, a confondere il lettore con continui, improvvisi cambi di direzione, questo meraviglioso autore spoglia romanzi e saggi della loro immediata (e prevedibile) riconoscibilità per restituirli al pubblico in una veste nuovissima e infinitamente più ricca.
Recensione di “L’anno della morte di Ricardo Reis” di José Saramago
La consapevolezza del mondo, delle tenebre in cui sta per precipitare, l’impotente coscienza di ciò che è prossimo ad accadere. È il 1935 e l’Europa si prepara ad affrontare le derive dittatoriali spagnole, portoghesi, tedesche e italiane e a sprofondare nell’incubo del secondo conflitto mondiale. Spettatore di questo naufragio è il medico e poeta Ricardo Reis, eteronimo di Fernando Pessoa che nel romanzo di José Saramago L’anno della morte di Ricardo Reisdiventa un personaggio in carne e ossa. La sua vita, che il grande romanziere portoghese, Nobel per la letteratura nel 1998, ricostruisce nei dettagli, è una lunga strada verso la consapevolezza, è un progressivo risveglio, una suggestiva, potentissima, metafora politica.
Immaginate un gran numero di ritratti di Dorian Gray. Provate a figurarvi i volti dipinti consumati dal vizio e dalla corruzione, la pelle coperta di piaghe, gli occhi gonfi e rossi di sangue, la bocca simile a una ferita, le labbra ridotte a laceri lembi di pelle. Ripensate, insomma, alla chiara simbologia del capolavoro di Oscar Wilde, che trasferisce al quadro dov’è riprodotto il giovane Dorian al culmine del suo giovane splendore le conseguenze della sua abiezione morale, trasformando il suo incarnato perfetto in una maschera mostruosa.
Recensione di “Europe Central” di William T. Vollmann
Storia e invenzione. La puntuale, dettagliata ricostruzione del passato che scolora nello sconfinato orizzonte della fantasia e di nuovo riemerge, in forma di cronaca, o di testimonianza. Il Novecento che William T. Vollmann, uno dei massimi autori americani contemporanei, disegna in Europe Central (vincitore del National Book Award nel 2005) è un delirante viaggio tra nazismo e comunismo, un tragico e grottesco peregrinare lungo il filo rosso che lega due tra le più feroci dittature della storia.
Recensione de “Il circolo Pickwick” di Charles Dickens
A differenza di quanto comunemente si crede, Dickens non è uno scrittore per ragazzi; i suoi romanzi non sono ingenui, né l’universo morale che costruisce può dirsi semplice, o peggio scontato. Spesso nelle sue pagine è l’oscurità a serpeggiare, la tenebra dei peggiori sentimenti umani a palpitare, e il controcanto lieve, spensierato, che l’autore affida all’agire di alcuni personaggi o alla descrizione di determinati momenti altro non rappresenta se non la complessità, la varietà della vita, inestricabile groviglio di tragedia e commedia.
La maestria nell’utilizzo del bagaglio narrativo comico-brillante permette a Dickens di mascherare la forza d’urto dei suoi lavori; in qualche modo lo rende uno scrittore “adatto a tutte le età” ma nello stesso tempo ne cela la profondità, la ricchezza, l’inquietante splendore.
Recensione di “La stella di Ratner” di Don DeLillo
Contro il giorno di Thomas Pynchon, un vorticoso giro di giostra scientifico-matematico attorno a cui ruota un intero universo di irresistibili follie, ha un modello letterario. Si tratta di La stella di Ratner, romanzo che Don DeLillo – il solo scrittore, pare, che Pynchon si degni di frequentare – ha pubblicato nel 1976. Ne La stella di Ratner si racconta l’esperienza vissuta dal più giovane premio Nobel del mondo, il quattordicenne Billy Twillig, geniale mente matematica. Billy deve decifrare un messaggio di probabile origine aliena, un segnale proveniente dalla stella di Ratner che nessun scienziato è ancora riuscito a decodificare. Così, viene prelevato da casa e condotto in un centro di ricerca segretissimo, dove lavorano le migliori menti del pianeta.
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