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Romanzi di formazione

Recensioni di romanzi di formazione a cura de “Il Consigliere Letterario”.

Un uomo nato postumo

Recensione di “Il rosso e il nero” di Stendhal

Stendhal, Il rosso e il nero, Garzanti
Stendhal, Il rosso e il nero, Garzanti

“Non ho inventato nulla” dichiara Stendhal riferendosi a Il rosso e il nero, opera ispirata a un fatto di cronaca comparso, tra il 28 e il 31 dicembre 1827, sulla Gazette des Tribunaux: a riempire le sue pagine, il resoconto del processo intentato contro Antoine Berthet, ex seminarista accusato di aver fatto fuoco, nella chiesa di Brangues, cittadina dell’Isère, contro Madame Michoud de la Tour, madre dei ragazzi di cui l’uomo era stato, per qualche tempo, istitutore. Come giudicare l’affermazione dello scrittore francese?


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La lingua muta del realismo viscerale

Recensione di “I detective selvaggi” di Roberto Bolaño

Roberto Bolaño, I detective selvaggi, Adelphi
Roberto Bolaño, I detective selvaggi, Adelphi

Un balletto di significati, un gioco linguistico di rimandi, un cortocircuito stilistico, un canestro stracolmo di parole per raccontare il silenzio. Nell’ordinata cronologia del diario, nelle cui pagine si intrecciano – e trovano equilibrio – la rigida successione dei fatti riportati e il confuso affastellarsi dei pensieri, delle fantasie e dei sogni, e nella conseguente scelta di una prosa all’apparenza semplice, spontanea e autoreferenziale, il percorso narrativo de I detective selvaggi di Roberto Bolaño, romanzo ellittico e spiazzante, sardonico e tragico, somiglia al ciglio di un precipizio, a un tortuoso sentiero assediato dal vuoto.


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Agli occhi di chi è poco più di un bambino

Recensione di “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain

Mark Twayn, Le avventura di Tow Sawyer, Garzanti
Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Garzanti

Agli occhi di chi è poco più di un bambino ogni cosa profuma d’avventura. Agli occhi di chi è poco più di un bambino l’orizzonte si presenta allo stesso tempo come una promessa e una minaccia; come il canto di una sirena e l’urlo di una strega; simile a una caverna colma di tesori e alla più angusta delle prigioni, al fuoco inestinguibile del coraggio e all’oscurità cieca della paura.


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Perduto. Nella vita, nel mondo

Recensione di “O Lost” di Thomas Clayton Wolfe

Thomas Wolfe, O Lost, Elliot Edizioni
Thomas Wolfe, O Lost, Elliot Edizioni

“Questo libro, nella mia stima, è lungo tra le 250.000 e le 380.000 parole […]. Ma credo non sia corretto dare per scontato che un libro molto lungo sia un libro troppo lungo […]. Non ho mai chiamato questo libro romanzo. Per me è un libro uguale a quello che ogni uomo può avere in sé. È un libro fatto della mia vita e rappresenta la mia visione dell’esistenza fino al ventesimo anno di età”. A leggere questo biglietto, che accompagna un’opera torrenziale, titanica nell’elaborazione come nel risultato finale, convulsa, generosa, colorata e confusa come un sogno, elettrizzante e geniale, è Maxwell Perkins, editor della blasonata e prestigiosa Scribner’s Sons.


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Perché il mondo è fatto solo di respiro

Recensione di “Oltre il confine” di Cormac McCarthy

 

Cormac McCarthy, Oltre il confine, Einaudi
Cormac McCarthy, Oltre il confine, Einaudi

Un romanzo d’amore, un romanzo d’avventura, un romanzo di formazione. E il racconto di un viaggio, del pensoso peregrinare di un’anima fin nel cuore oscuro e intangibile della natura. Oltre il confine, secondo volume della Trilogia della Frontiera di Cormac McCarthy (del primo, lo splendido Cavalli selvaggi, ho già scritto in questo blog), è un miracolo di scrittura, una vertigine di bellezza, perfezione stilistica, profondità tematica e intensità emotiva che sembra avere il potere di reinventare il concetto stesso di romanzo.


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Con gli occhi, e il cuore, di Caulfield

Recensione di “Il giovane Holden” di J.D. Salinger

 

J.D. Salinger, Il giovane Holden, Einaudi
J.D. Salinger, Il giovane Holden, Einaudi

Lo stile asciutto, diretto; la narrazione in prima persona, che rende superflua qualsiasi mediazione e trascina immediatamente il lettore nel bel mezzo del racconto; la prosa ruvida, potente, e fluida come riesce a essere soltanto il linguaggio parlato; il protagonista adolescente, icona di una generazione e poi di infinite altre, smarrito come lo siamo tutti di fronte alla vita, audace e ingenuo nell’affrontarla a muso duro, e spavaldo, spaventato, sicuro di sé e insieme talmente roso da dubbi e incertezze da non aver la forza di aprire gli occhi, o di respirare.Leggi tutto »Con gli occhi, e il cuore, di Caulfield

La materia d’incubo del sublime

Recensione di “Dio di illusioni” di Donna Tartt

 

Donna Tartt, Dio di illusioni, Rizzoli
Donna Tartt, Dio di illusioni, Rizzoli

Il mondo del sublime, quello degli studi classici, del greco antico e delle sue infinite sfumature di significato, di Platone maestro d’etica, della storia gloriosa e terribile narrata da Tucidide, della tragedia e del mito, del furore vendicativo delle Erinni, capaci di “rendere le persone tanto se stesse da non poterlo sopportare”, è talmente nobile da essere esclusivo, e tanto folle da travolgere anime e spezzare vite.


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La canzone (stonata) di Matteo

Recensione di “Oblò (e il mondo guardo da…)” di Giuseppe Braga

 

Giuseppe Braga, Oblò (e il mondo guardo da...), Meligrana Editore
Giuseppe Braga, Oblò (e il mondo guardo da…), Meligrana Editore

Intanto, per intitolare un libro Oblò, e il mondo guardo da…, nell’epoca di Gianni Togni, ci vuole del fegato. E il coraggio, a me, è sempre piaciuto. E non lo dico per dire (lo dico perché è una delle qualità che più apprezzo). Invece, per guardare il mondo da un oblò ribaltato, a testa in giù, ci vogliono fantasia e sensibilità. E anche queste sono due qualità per cui ho un vero debole. E non lo dico per dire. Insomma, questa favola per adulti, scritta con gli occhi di un bimbo di 10 anni, è come una doccia ghiacciata dopo il bagno turco.


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Vite sacrificate sull’altare di irrealizzabili sogni

Recensione di “Cavalli selvaggi” di Cormac McCarthy

Cormac McCarthy, Cavalli selvaggi, Einaudi
Cormac McCarthy, Cavalli selvaggi, Einaudi

“Frasi che possono dare la vita o impartire la morte”. Così Saul Bellow definisce la prosa di Cormac McCarthy, il suo linguaggio splendido e violento, radicato nella viva primordialità della terra e scintillante di perfezione e dolore. Il raccontare di McCarthy ha il ritmo lento e inarrestabile della memoria e il respiro incessante dell’eternità della natura; sembra procedere a ritroso nel tempo, seguire un percorso di verità e d’essenza che assume il carattere prezioso di un conoscere non mediato e la forma perfetta di una riscoperta, di un viaggio all’origine stessa del mondo.


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Oggetto della letteratura è la conoscenza dell’essere umano

Recensione de “La testa perduta di Damasceno Monteiro” di Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno, Monteiro, Feltrinelli
Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno, Monteiro, Feltrinelli

È possibile che la verità sia anche una questione di stile, che la forma abbia un legame essenziale con la sostanza, che la filosofia, oltre a quello della chiarezza, abbia il dovere, squisitamente letterario, della fascinazione, e che allo stesso modo ogni altra forma scrittura, dalla cronaca giornalistica al dettato di una sentenza, debba possedere la qualità indispensabile della leggibilità; in una parola, che tocchi alla bellezza il compito improbo di provare a spazzare via le tenebre della menzogna, dell’ignoranza e della violenza.


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