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Giallo

Recensioni di libri di genere giallo a cura de “Il Consigliere Letterario”.

La morte, inciampo della storia

Recensione di “La leonessa bianca” di Henning Mankell

 
Henning Mankell, La leonessa bianca, Marsilio
Henning Mankell, La leonessa bianca, Marsilio

Accade, a volte, che un omicidio, per quanto brutale, per quanto tragico, sia soltanto un incidente, un inconveniente che rischia di rovinare un piano grandioso studiato nei minimi dettagli, un inciampo, un capriccio, uno scherzo maligno del caso. Accade, a volte, che a vestire i panni semplici e terribili del boia sia la sfortuna, e che uccidere sia solo un affannoso tentativo di rimettere le cose a posto.


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L’assassino e le scarpe da tennis

Recensione di “Unico indizio le scarpe da tennis” di Davide Barzi, Marco “Will” Villa e Sergio Gerasi

 
Davide Barzi, Unico indizio le scarpe da tennis, Renoir Comics
Davide Barzi, Unico indizio le scarpe da tennis, Renoir Comics

Periferia di Milano, una mattina di marzo del 1959. Mancano solo due giorni alla primavera. Riverso nell’erba, il cadavere di uno sconosciuto. Non ha documenti, nessuno conosce il suo nome, ma l’aspetto dimesso non lascia dubbi: era un barbone. Ah già, sì, è quello che ha sempre le scarpe da tennis ai piedi. Tutti lo hanno sempre visto gironzolare in zona, ma nessuno sa davvero chi sia.


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Romanzo di un criminale

Recensione di “Diabolik: alba di sangue” di Andrea Carlo Cappi

 
Andrea Carlo Cappi, Diabolik: alba di sangue, Alacràn Edizioni
Andrea Carlo Cappi, Diabolik: alba di sangue, Alacràn Edizioni

Siamo abituati a pensare al romanzo come a qualcosa dotato di un’intrinseca traducibilità; una sorta cioè di “disponibilità” nei confronti di altri mezzi espressivi (il cinema soprattutto). E non importa che una storia raccontata in un libro basti a se stessa, che sappia coinvolgere, emozionare, perfino distruggere in alcuni casi; che riesca a radicarsi nella mente e nell’anima di chi legge come un pensiero ossessivo o un desiderio d’innamorato, perché la sua capacità di rinascere, di farsi nuovamente narrazione, di conquistare in modo differente un diverso tipo di pubblico, non solo non toglie nulla a ciò che il romanzo essenzialmente è, ma contribuisce a esaltarne la caratteristica principale: la potenziale universalità.


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Il prezzo del ritrovamento

Recensione di “Moonlight Mile” di Dennis Lehane

 
Dennis Lehane, Moonlight Mile, Piemme
Dennis Lehane, Moonlight Mile, Piemme

Amanda McCready ha solo quattro anni quando il detective privato Patrick Kenzie la ritrova. È stata rapita, ma lui l’ha riportata a casa. Da sua madre. Ma forse non ha fatto la cosa giusta, perché chi ha preso la piccola Amanda aveva buone, anzi ottime ragioni per farlo, o comunque era convinto di averle.Leggi tutto »Il prezzo del ritrovamento

Un geniale “scettico del crimine”

Recensione de “Il giudice e il suo boia” di Friedrich Dürrenmatt

Friedrich Dürrenmatt, Il giudice e il suo boia, Feltrinelli
Friedrich Dürrenmatt, Il giudice e il suo boia, Feltrinelli

È il legame, indissolubile e tuttavia non necessario, tra carnefice e vittima (e insieme a esso la relazione, che dal punto di vista della pura teoria dovrebbe essere di causa ed effetto, tra delitto e castigo) il fondamento dei polizieschi di Friedrich Dürrenmatt, uno dei massimi esponenti della letteratura novecentesca e a mio avviso il più grande giallista di sempre (di lui ho già scritto più volte in questo blog); più che al crimine e ai suoi moventi, infatti, lo scrittore svizzero si interessa all’assassinio, al fatto di sangue, da un punto di vista filosofico, metafisico quasi, considerandolo un’aperta sfida all’ordine, alla razionalità e dunque alla comprensibilità (ancorché imperfetta, lacunosa) del mondo.Leggi tutto »Un geniale “scettico del crimine”

La materia d’incubo del sublime

Recensione di “Dio di illusioni” di Donna Tartt

 

Donna Tartt, Dio di illusioni, Rizzoli
Donna Tartt, Dio di illusioni, Rizzoli

Il mondo del sublime, quello degli studi classici, del greco antico e delle sue infinite sfumature di significato, di Platone maestro d’etica, della storia gloriosa e terribile narrata da Tucidide, della tragedia e del mito, del furore vendicativo delle Erinni, capaci di “rendere le persone tanto se stesse da non poterlo sopportare”, è talmente nobile da essere esclusivo, e tanto folle da travolgere anime e spezzare vite.


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La tragica farsa delle spie

Recensione de “Il nostro agente all’Avana” di Graham Greene

 

Graham Greene, Il nostro agente all'Avana, Mondadori
Graham Greene, Il nostro agente all’Avana, Mondadori

Jim Wormold è un rappresentante di aspirapolvere. Lavora all’Avana, ha una figlia di diciassette anni, fervente cattolica, il cui carattere, particolarmente vivace e spigliato, sembra contraddire la sua adesione al credo (o perlomeno ai modi di comportarsi che raccomanda), qualche amico (uno in particolare, il dottor Hasselbacher, un anziano medico tedesco) e una spigliata immaginazione.


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Il fallace sillogismo della realtà “impossibile”

Recensione di “Assassinio sull’Orient-Express” di Agatha Christie

 
Agatha Christie, Assassinio sull'Orient Express, Mondadori
Agatha Christie, Assassinio sull’Orient Express, Mondadori

Difficile trovare, nel ricchissimo universo del romanzo giallo, un espediente narrativo che abbia più fascino del “delitto impossibile”. Compiere un crimine senza che si diano, almeno in apparenza, le condizioni per poterlo fare, rappresenta infatti ben più che una semplice sfida all’acume e all’intelligenza degli investigatori; è una sorta di elettrizzante scommessa che l’assassino (perché il delitto per eccellenza, si sa, è l’omicidio) stipula con se stesso, un atto estremo, uno spingersi orgoglioso e tracotante al di là dei propri limiti.


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A Istanbul, dove la storia arriva a uccidere

Recensione di “Il serpente di pietra” di Jason Goodwin

 

recensione Jason Goodwin, Il serpente di pietra, Einaudi
Jason Goodwin, Il serpente di pietra, Einaudi

Lala, guardiano. E uomo di corte, ascoltato consigliere del sultano Mahmut II, prezioso confidente di sua madre (la potente valide), risorsa dell’impero ottomano, custode di importanti segreti e all’occorenza persino investigatore.


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La memoria, invisibile e manifesta, di tutto ciò che accade

Recensione de “Il segno dei quattro” di Arthur Conan Doyle

recensione - Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro, Mondadori
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro, Mondadori

“Il mio cervello […] si ribella di fronte a ogni forma di stasi, di ristagno intellettuale. Datemi dei problemi da risolvere, datemi del lavoro da sbrigare, datemi il più astruso crittogramma da decifrare, o da esaminare il più complesso intrico analitico e io mi troverò nel mio elemento naturale: allora non saprò che farmene degli stimolanti artificiali; ma io detesto il grigio tran tran dell’esistenza quotidiana: ho bisogno di sentirmi in uno stato di esaltazione mentale costante.


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